Dr.ssa Elena Cirlig Medicina Veterinaria Integrata
Il paziente renale acuto e cronico: il ruolo dell'alimentazione
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La malattia renale cronica rappresenta la prima causa di morte, dopo i 12 anni di età. che colpisce i reni, causata da tanti e diversi fattori: infezioni, malattie autoimmuni,, problemi vascolari, calcoli, malattie immunitarie e metaboliche (diabete), farmaci e sostanze tossiche. L’invecchiamento stesso può determinare un progressivo malfunzionamento di questi organi, fino ad esaurirne completamente le vitali funzioni di filtrazione e depurazione. Proteggere i reni e prevenirne o rallentarne il malfunzionamento, ancor prima che compaiano segni visibili di danno, significa aumentare considerevolmente la qualità di vita dei nostri amici felini.
Un adeguato piano alimentare fa parte della terapia del paziente in insufficienza renale acuta e cronica.L'obiettivo di questa relazione è analizzare il ruolo dell'alimentazione come strumento terapeutico per la riduzione della progressione della patologia renale e per il controllo dei sintomi.
Una corretta alimentazione rappresenta, infatti, il primo strumento terapeutico da adottare per rallentare la progressione della malattia e ridurre l'incidenza di crisi uremiche. Contrastare la malnutrizione e garantire un adeguato apporto calorico costituiscono una priorità terapeutica, prima ancora dell'istituzione di una terapia farmacologica.
L'obiettivo principale di una dieta ipoproteica nel paziente in insufficienza renale è di fornire una quota adeguata di proteine di elevato valore biologico e fonti caloriche non proteiche, al fine di evitare uno stato catabolico. Nel cane, una dieta ipoproteica deve prevedere un quantitativo di proteine su sostanza secca compreso tra il 12% e il 28%. Nel gatto, tale valore deve tenere conto del più elevato fabbisogno proteico di questa specie e della sua maggiore difficoltà ad adattarsi a una dieta ipoproteica. È generalmente indicato applicare una restrizione proteica in pazienti che presentino valori di BUN e creatinina, rispettivamente, al di sopra di 65 mg/dl e 2.5 mg/dl.
D'altro canto, un eccessivo introito proteico con la dieta, così come il consumo di proteine muscolari in pazienti defedati, determinano un incremento di urea e altri cataboliti azotati, responsabili della comparsa di segni clinici quali nausea, vomito, e anemia. Una dieta a basso contenuto di fosforo è responsabile di un rallentamento della progressione della malattia e di un aumento dei tempi di sopravvivenza in pazienti iperazotemici. Cani in insufficienza renale alimentati con diete a composizione proteica variabile, ma a ridotto contenuto di fosforo (0.4%), hanno infatti evidenziato un miglioramento dei tempi di sopravvivenza e della GFR, indipendentemente dal quantitativo di proteine ricevuto. Evidenze simili sono state riportate nel gatto, dove l'assunzione di diete a normale contenuto di fosforo è risultata associata a un aumento delle mineralizzazioni dei tessuti molli.
La riduzione della quota di fosforo nella dieta si ottiene mediante la restrizione proteica (fonte primaria di fosforo) e la scelta di fonti proteiche a minore contenuto di fosforo. La sola restrizione di fosforo con la dieta è, tuttavia, generalmente insufficiente a controllare lo stato di iperfosfatemia. Nel paziente in insufficienza renale, a fronte di un normale assorbimento intestinale di fosforo, si verifica una riduzione della sua escrezione renale. La conseguente condizione di iperfosfatemia e aumento del PTH può determinare la comparsa di iperparatiroidismo renale e peggioramento dei sintomi uremici. Da ciò deriva la necessità di utilizzare chelanti intestinali del fosforo, che permettano una riduzione del suo assorbimento. In pazienti canini con patologia renale indotta, una condizione di iperlipidemia è risultata direttamente correlata all'entità della massa renale definitivamente compromessa.
Anche se il fosforo è essenziale per la salute, è importante mantenerne un equilibrio adeguato. Un eccesso di fosforo può interferire con l'assorbimento del calcio, causando problemi di salute ossea. D'altra parte, una carenza di fosforo può portare a debolezza muscolare, affaticamento e problemi ossei.
Un approccio omotossicologico nella gestione dell’insufficienza renale cronica nei gatti mira a stimolare la capacità naturale del corpo di autoguarirsi e ridurre il carico tossinico.
Solo con un approccio integrato, una corretta alimentazione e di micronutrienti si può ridurre l'insorgenza di questa patologia, che può diventare cronica se non gestita correttamente.